GLI UNIVERSI PARALLELI: TUTTE LE TEORIE

Gli universi paralleli (chiamato anche multiverso, realtà parellele, universi alternativi, dimesioni alternative, realtà alternative) fuori dal nostro spazio-tempo e associato ad altre dimensioni, potrebbe esistere secondo la teoria del multiverso, una teoria ipotetica introdotta negli anni ’80 e sostenuta da vari scienziati fra cui Stephen Hawking.

 

Secondo Stephen Hawking dopo il “Big Bang” si verificarono simultaneamente una quantità infinita di diverse esplosioni che a loro volta diedero vita a ulteriori “universi paralleli”.

Hawking sostiene che le prove di altri universi dovrebbero essere misurabili con una serie di complesse formule matematiche attraverso la radiazione cosmica di fondo, (Cmb, acronimo di Cosmic Microwave Background), una radiazione nell’ordine delle microonde che permea il nostro universo e che viene considerata una sorta di relitto dell’universo primordiale e che sempre secondo questo studio dovrebbe essere rilevabile da una sonda spaziale attraverso la quale gli scienziati potrebbero trovare le prove sperimentali dell’esistenza di un universo parallelo.

 

Questa teoria secondo la quale la radiazione cosmica di fondo sia legata in qualche modo agli universi paralleli, non è però del tutto nuova. Per esempio, nel 2015 lo scienziato Ranga-Ram Chary del California Institute of Technology (Caltech) aveva notato alcune anomalie nella mappa della Cmb che potevano essere la prova dell’esistenza di universi paralleli.

In particolare secondo la sua ipotesi alcuni punti nella mappa della Cmb sarebbero stati troppo luminosi e questo eccesso di luce sarebbe stato imputabile a un eccesso di materia (elettroni e protoni) che si sarebbe avuto nel punto di contatto con un altro universo.

 

 

Un gruppo di ricerca guidato dalla Durham University nel Regno Unito si è spinto oltre ottenendo un risultato del tutto nuovo e inaspettato. All’interno della teoria del multiverso, i ricercatori infatti hanno mostrato che gli universi paralleli potrebbero ospitare forme di vita, proprio come avviene nel nostro. Un dato nuovo e in contraddizione con le teorie sviluppate finora. I risultati sono stati pubblicati sul giornale Monthly Notices of the Royal Astronomical Society

 

 

Ecco il quadro attuale e il risultato degli scienziati:

Il problema centrale dell’evoluzione dell’universo è legato a quanta energia oscura c’è, questa energia oscura è un po’ come un motore nascosto dell’universo, una forza misteriosa che serve a spiegare il perché l’espansione non è costante ma sta accelerando.

Questa energia silenziosa e invisibile è stata misurata e costituirebbe (data l’equivalenza fra energia e massa) il 68% della composizione del nostro universo. 

 

Tuttavia, gli scienziati di vari paesi stanno discutendo su questa percentuale: i modelli attuali sull’origine dell’universo, infatti, prevedono una quantità di energia oscura molto superiore rispetto a quella effettivamente rilevata e questo è fonte di dibattito e in alcuni casi di frustrazione, dato che lascia aperto un problema molto importante.

La questione riguarda il fatto che se si aggiungesse anche una piccola quantità di energia oscura in più nel nostro universo, l’espansione sarebbe davvero troppo rapida e stelle e galassie e dunque la vita, non avrebbero avuto il tempo di formarsi.

 

L’idea di base infatti è che la formazione delle stelle sia il frutto dell’equilibrio fra due forze opposte, l’attrazione della gravità che porta i corpi celesti ad aggregarsi e la repulsione dovuta all’energia oscura, che si oppone a questo processo di costruzione. Così se ci fosse troppa energia oscura questi oggetti non riuscirebbero ad assemblarsi.

Mentre la presenza di universi paralleli, dunque la teoria dei multiversi, dove c’è tutta l’energia oscura in più che nel nostro non è stata rilevata e dove non c’è vita, renderebbe conto di questo surplus.

 

Questa è la cornice nella quale si inserisce lo studio degli scienziati di Durham, che hanno cercato di capire come potrebbe essere il multiverso e quanta energia oscura potrebbe o dovrebbe effettivamente possedere.

Per cercare di capirlo, gli scienziati hanno realizzato particolari simulazioni servendosi del progetto Eagle (Evolution and Assembly of GaLaxies and their Environments), uno degli strumenti che riproduce più fedelmente l’evoluzione del nostro universo.

 

La domanda alla base della ricerca è quanta energia oscura possa ancora essere presente nel multiverso senza impedire la presenza di vita, anche qui, come nel nostro. E la risposta ottenuta ribalta gli assunti precedenti: anche se vi fosse molta energia oscura in più, questo non avrebbe un impatto distruttivo rispetto alla formazione delle galassie e potenzialmente della vita.

“Le nostre simulazioni mostrano che anche se ci fosse molta energia in più (o poca in più), questa aggiunta avrebbe un effetto minimo sulla formazione di stelle e pianeti”, ha spiegato Jaime Salcido, studente laureato alla Durham University’s Institute for Computational Cosmology “e questo contribuirebbe all’idea che possa esistere vita in tutto il Multiverso”.

Si tratta di un dato inaspettato a detta dei ricercatori, visto che finora si pensava che questi universi paralleli fossero del tutto inospitali e non presentassero condizioni favorevoli alla vita. Ma questo esito ovviamente del tutto teorico apre nuovi problemi fisici altrettanto complicati.

“Infatti, se la presenza di ulteriore energia oscura non impedisce alle stelle di formarsi, allora perché nel nostro universo ce ne è così poca?”, si chiede Richard Bower, professore alla Durham University. “Ritengo che dovremmo pensare a nuove leggi della fisica per spiegare questa strana proprietà del nostro universo, mentre la teoria del multiverso fa poco per riparare il malessere dei fisici”.

 

 

Curiosità: Secondo una formulazione pubblicata su “Physical Review X” da un team dell’University of California a Davis, e della Griffith University australiana, non solo gli universi paralleli esisterebbero davvero, ma potrebbero persino interagire.

 

 

 

La teoria di Everett

Secondo la teoria di Everett – spiega Howard Wiseman, a capo del team australiano della Griffith University, ogni universo si divide in una serie di nuovi universi quando viene effettuata una misurazione quantistica. Partendo dalle sue intuizioni abbiamo dimostrato che è proprio dall’interazione tra questi mondi, soprattutto repulsiva che nascerebbero i fenomeni quantistici”.

 

“Nel multiverso – aggiunge su New Scientist David Deutsch, fisico della Oxford University– ogni volta che facciamo una scelta si realizzano anche le altre perché i nostri doppi negli universi paralleli le compiono tutte”.

Un’idea sfuggente, difficile da accettare ma a pensarci bene non del tutto negativa. Il pensiero che di fronte alle scelte più difficili di tutti i giorni, ogni possibile alternativa abbia l’opportunità di realizzarsi potrebbe essere in fondo rassicurante.

 

 

 

La possibile teoria di Lisa Randall

Secondo Lisa Randall (prima donna a ottenere la cattedra di Fisica teorica alla Harvard University), una possibile strada è il legame con le ricerche sulla natura della forza di gravità. In base ai suoi studi, tra i più citati degli ultimi anni, gli altri universi vicinissimi al nostro anche se invisibili, sarebbero immersi in uno spazio a più dimensioni come un arcipelago di isole sparse nell’oceano.

Su uno di questi isolotti sarebbero concentrate le particelle che trasportano, come fanno i fotoni con la luce, la forza di gravità. Si chiamano gravitoni e sarebbero gli unici in grado di saltare da un universo all’altro. Ma solo alcuni riuscirebbero a “visitare” il nostro universo.

 

Ecco perché la forza di gravità ci appare così debole, poiché diluita su più universi che la assorbono come una spugna.

“Uno degli scopi dei miei studi è spiegare perché la forza di gravità è così debole in confronto alle altre forze fondamentali della natura – spiega la studiosa nel suo libro “Passaggi curvi”. Un piccolo magnete, infatti, può attirare una graffetta, nonostante la Terra nella sua interezza eserciti su di essa la propria attrazione gravitazionale”.

 

 

 

Che cosa prevede il multiverso patchwork ?

Il multiverso patchwork prevede l’infinita ripetizione di universi solo in parte analoghi al nostro che non possono comunicare fra loro.

 

 

 

Alcune curiosità sui universi paralleli

 

Secondo la teoria degli universi paralleli, la nostra esistenza ha infinite possibilità di sviluppo. Come una narrazione. Se il personaggio principale prende la strada sulla destra, si troverà ad affrontare determinate esperienze. Se gira a sinistra invece queste potranno essere molto diverse. Ogni opzione crea un nuovo universo.

Si afferma quindi che ognuno di noi vive un numero infinito di vite contemporaneamente, ad esempio, in una di questa siamo ricchi e potenti, nell’altra mendicanti, in una moriamo e in un’altra siamo ancora vivi.

 

Secondo la teoria degli universi paralleli la morte non esiste. Si muore in un universo ma si è ancora vivi in molti altri. Poiché il numero di universi è infinito lo è anche la vita.

 

 

Percezione nella teoria degli universi paralleli

 

Non siamo in grado di percepire gli universi paralleli, perché siamo limitati dai nostri sensi. Abbiamo solo cinque sensi e ce ne vorrebbero di più per poter catturare le altre realtà.

I sensi umani ci permettono solo di cogliere tre dimensioni e secondo la teoria degli universi paralleli, le dimensioni sono molte di più. Tuttavia, non siamo  muniti dell’equipaggiamento biologico che ci permette di catturare ciò che “va al di là”.

 

È stato ipotizzato anche che in altri universi possono esistere altre leggi fisiche. La gravità o l’elettromagnetismo ad esempio potrebbero seguire un’altra logica. La nostra percezione sarebbe dunque inutile o non avrebbe alcuna applicazione in quelle condizioni. Ecco perché è praticamente impossibile percepirle.

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