I LUOGHI MAGGIORMENTE INFESTATI DELLA PUGLIA

castello di Trani

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All’interno del castello di Trani c’è chi giura di aver visto e in alcuni casi di essere riuscito perfino a sfiorare il fantasma di una dama dagli occhi azzurri come l’acquamarina e i capelli nero corvino.
La donna che si aggira fra quella mura in vita si chiamava Armida ed era la sposa di un uomo che commise l’errore di trascurarla.

Armida si innamorò di un cavaliere, ma i due amanti furono scoperti. Il marito della donna uccise il giovane e imprigionò la moglie in una cella, dove morì di stenti.
Da allora spettro di Armida, dal volto dolce ma afflitto, vaga per il castello in cerca del suo innamorato.

 

 

Castello di SannicaNDRO

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Mencia, una donna vissuta nel 500, si innamorò di un giovane soldato spagnolo. I due avevano bisogno di denari e lo rubarono, ma furono poi scoperti e arrestati. Il soldato spagnolo venne impiccato e ucciso. Alla donna invece fu risparmiata la vita, a patto che sposasse uno dei suoi aguzzini, che ovviamente lei non amava e che si divertiva sadicamente a farle del male.
Mencia si suicidò per la disperazione.

I due spiriti sono molto diversi fra loro: il fantasma di Mencia ha le orbite vuote ed è vestita molto elegantemente. Quello del soldato reca ancora i segni sul collo della corda e gira per i corridoi del castello lamentandosi per la sorte avuta.

 

 

palazzo Broquier

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Anche Bari e più precisamente Trani hanno fantasmi e una dama bianca che infesta palazzo Broquier. La dama in questione è estremamente pacifica e non sembra interagire con i testimoni che vi si sono imbattuti. Non urla, non piange, non si lamenta: legge un libro, seduta, secondo chi l’ha veduta.

Gli inservienti del palazzo trovano il libro di volta in volta aperto a pagine sempre diverse, dopo averlo chiuso la notte prima.
Le apparizioni del fantasma hanno avuto inizio quando diversi anni fa nel palazzo venne ritrovato un antico abito da sposa che si sgretolò poco dopo, usurato dagli anni.

 

 

CASTELLO CARLO V DI MONOPOLI

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Si erge su un promontorio chiamato “Punta Pinna”, imponente, realizzato in conci squadrati di tufo calcareo, circondato dalle acque del mare su tre lati, mentre il quarto era difeso da un fossato che oggi non c’è più.

Proprio qui, a sud-ovest, c’è l’ingresso principale dove s’innalza la torre cilindrica raggiungibile mediante una rampa. Si eleva al confine di quella che era la Monopoli medievale e a quei tempi, prima che la città si espandesse, era posto in una zona isolata rispetto al centro. Il Castello Carlo V fu voluto proprio dall’imperatore durante la dominazione spagnola (1530-1713) e faceva parte del sistema di fortificazione costiera da lui voluto in Puglia nell’ambito della sua politica di contrasto all’Impero Ottomano.

 

La costruzione del fortilizio terminò nel 1552. Nel 1660 il castello, che fino allora aveva avuto una funzione difensiva, è stato ristrutturato e ampliato in modo da diventare edificio residenziale. Ed è probabilmente proprio a questo periodo che fa riferimento la leggenda più celebre, quella raccontata da anni dai pescatori e dalla gente che abita nei pressi del maniero. La leggenda della Dama col tamburo.

Si racconta che nel castello vivesse una donna, una dama spagnola, il cui consorte, partito per mare, non fece ritorno al castello perché la sua imbarcazione naufragò proprio nelle acque antistanti al porto, il celebre Porto Aspergo, luogo nefasto per tante navi che qui vi affondarono.

 

La dama, disperata, pare che ancora oggi non trovi pace, suonando il suo tamburo in modo da indicare all’amato la rotta verso casa e ricondurlo, finalmente, sano e salvo da lei. Una storia triste che è ormai entrata a far parte delle leggende monopolitane: in tanti, soprattutto pescatori, raccontano di udire all’alba il suono di un tamburo nell’aria. Il suono pare arrivi sempre dallo stesso punto del castello, il balconcino del maniero che si affaccia sul mare. Taluni narrano addirittura di aver visto in quel punto una figura femminile avvolta in un ampio abito bianco.

Altri, tuttavia, asseriscono di aver scorto quella stessa presenza vagare sul Molo Margherita, luogo frequentato da coppiette in cerca d’intimità che la dama disturberebbe per preservare la castità delle fanciulle monopolitane.

 

La storia di quello che resta dello spirito tormentato di questa signora spagnola è stata tramandata tra le generazioni negli anni, tanto che in passato gli adulti solevano ammonire i ragazzini che giocavano nei pressi del castello o di Molo Margherita, invitandoli a rientrare prima di sera per evitare di incontrare lo spettro che avrebbe potuto catturarli e portarli con sé.

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