Visitando la fortezza potrete passeggiare all’interno di un grande portico dove è stato allestito un lapidario romano e medievale, potrete accedere ai camminamenti di ronda delle mura e, tramite delle rampe di scale in legno, potrete arrivare in cima al mastio, ovvero la torre più alta, e riempirvi gli occhi coi colori del lago di Garda.
Questo luogo sembra incantato: il panorama è uno dei più affascinanti che si possano vedere. Un paradiso.
E per gli appassionati delle storie di fantasmi, c’è, ovviamente, una misteriosa favola nera da raccontarvi: si tratta di una storia di morte e di amore!
Si racconta che in passato, precisamente ben sette secoli fa, nel castello vivessero un ragazzo di nome Ebengardo e la sua bella chiamata Arice.
Felici e appagati dal loro profondo amore, trascorrevano giorni meravigliosi, ma la loro invidiabile storia era destinata a coprirsi di sangue e terrore.
Come da tradizione le storie di spettri cominciano in una notte buia e tempestosa. E così fu anche per loro. Mentre la pioggia incessante si abbatteva su Sirmione, i nostri innamorati ricevettero la visita di un uomo che chiedeva riparo.
Disse di essere Elaberto, Marchese del Feltrino, e di aver bisogno di riposare e stare all’asciutto prima di proseguire il viaggio. L’appello venne accolto e fu invitato a trascorrere la notte in una delle numerose stanze degli ospiti. Ma la generosità degli ospiti fu tradita.
Il nobile Elaberto rimasto folgorato dalla bellezza di lei, nel corso della notte scivolò nella follia: la doveva avere a tutti i costi.
Cercò la camera della dama, spalancò la porta, la trovò dormiente e la svegliò cercando di farla sua con la violenza.
La donna urlava disperata per l’aggressione, scalciava e picchiava con tutte le sue forze, il bruto che la minacciava ma invano. Tutto finì in tragedia. L’uomo offeso e spazientito estrasse un coltello e la uccise brutalmente.
Le urla terrorizzate e disperate di Arice svegliarono Ebengardo che corse da lei arrivando però, troppo tardi: la trova senza vita e si scaglia come una furia sull’assassino urlando vendetta!
A termine della lotta il pazzo Elaberto morì ucciso dal suo stesso pugnale.
La leggenda dice che la pioggia non smise mai di cadere per tutta la notte. Solo a mattina, quando Ebengardo poserà a terra la lama che ha ucciso il suo amore, tornerà il sereno, ma solo in cielo.
Lui passerà la vita senza alcuna speranza di gioia, prigioniero nel suo castello, piangendo la sua bella perduta e lasciandosi consumare del tempo. Nemmeno con la morte il suo strazio ebbe fine.
Mentre la sua candida consorte lo attende il paradiso, lui in quanto assassino, è condannato a vagare sulla terra.
Ancora oggi, specialmente nelle notti di pioggia, c’è chi dice di aver visto il tristissimo fantasma di Ebengardo, aggirarsi fra le mura della rocca Scaligera con addosso abiti scuri, come si usava tra i nobili dell’epoca. Piange, inconsolabile e senza pace da 700 anni.
Molte di più sarebbero le testimonianze dei suoi lamenti, così forti da superare il suono dei temporali e farsi sentire perfino in paese.
Fonte: horrormagazine