LA COSTRUZIONE DEL CASTELLO
La costruzione del castello prese il via nel corso della metà del XII secolo, nel 1340 venne poi ceduto alla famiglia Malaspina.
I 2 RAMI DELLA FAMIGLIA MALASPINA
Nel lontano 1221 la famiglia Malaspina si divise in due rami, detti dello Spino Secco e dello Spino Fiorito. A questi ultimi venne assegnato il potere sul territorio feudale di Fosdinovo, anche se l’atto ufficiale che sancirà tale passaggio avverrà solo nel 1314.
Tra alterne vicende, il potere dei Malaspina dello Spino Fiorito sul feudo di Fosdinovo si protrarrà quasi per cinque secoli, fino agli inizi della Rivoluzione Francese.
LE OSSA RITROVATE E LA STORIA DEL FANTASMA
Negli anni ’80, durante i lavori di manutenzione del castello furono rinvenute delle ossa in una piccola cavità muraria. Appartenevano ad una donna, e a due animali.
Torniamo ora indietro nel tempo, quando la nobile famiglia dei Malaspina dominava Fosdinovo dall’alto del suo magnifico maniero. La giovane figlia Bianca Maria Aloisa si innamorò del figlio dello scudiero, instaurando con lui una relazione clandestina che, una volta scoperta, fu osteggiata profondamente dai genitori.
I giovani non misero fine alla loro relazione anche una volta scoperti, e per questo furono puniti.
Bianca venne mandata in convento, ma anche lì non rinnegò mai l’amato, il quale trovò modo di farle comunque visita. Un’altra versione della storia vede la fanciulla semplicemente rifiutarsi di prendere i voti.
Tant’è che Bianca viene rispedita al castello, e lo scudiero cacciato dal paese (una versione più truce della leggenda narra di torture e della sua uccisione). I genitori tentarono di far rinnegare a Bianca il suo amore, ma la ragazza non cedette mai, nemmeno sotto tortura.
Ecco che dunque optarono per la conclusione più crudele: la ragazza venne murata viva in un’ala del castello e lì rimase fino a che morì. Ma non era sola: assieme alla prigioniera stavano un cane, simbolo di fedeltà, e un cinghiale, simbolo di ribellione. La leggenda troverebbe quindi riscontro nelle ossa rinvenute molti secoli dopo.
Diversi testimoni affermano di aver visto una sagoma di fanciulla aleggiare per le stanze del Castello. Un visitatore avrebbe anche scattato una fotografia nel cortile del maniero, dove si intravede una figura umana in abiti rinascimentali (nessuno era presente al momento dello scatto).
E ancora, sopra la sala del trono si forma puntualmente una macchia di umidità dal volto di donna, con accanto due figure animali. Nonostante i lavori di manutenzione e l’assenza di tubature in quel punto, la macchia torna a formarsi continuamente.
Naturalmente vi sono diverse versioni, più o meno atroci, di questa leggenda. Fatto sta che visitare il Castello di Fosdinovo è un’esperienza che può mettere i brividi a chi è sensibile alle storie di fantasmi.
COME VENIVA PROTETTO IL CASTELLO ?
Anticamente lo difendevano un ponte levatoio e alcuni cannoni.
LA MARCHESA CRISTINA PALLAVICINI
Della marchesa Cristina Pallavicini iene tramandata un’immagine di donna lussuriosa e spietata. Si dice infatti che avesse numerosi amanti, anche di estrazione sociale popolare, che uccideva atrocemente per non avere testimoni della sua sregolatezza.
Li avrebbe fatti cadere in una botola ai piedi del suo letto, nella quale lame affilate eliminavano all’istante i malcapitati.
Questa credenza è stata alimentata dall’esistenza della camera detta “del trabocchetto”, con una sorta di botola.
Tuttavia, appare più verosimile pensare che tale “trappola”, ammesso che funzionasse davvero come ipotizzato, sia servita solo come strumento difensivo.
DAVVERO DANTE SOGGIORNÒ NEL CASTELLO ?
Da un punto di vista storico, anche in questo caso mancano prove certe. Sappiamo solo che Dante instaurò con i Malaspina un rapporto di fiducia, tanto che questi nel 1306 lo nominarono loro rappresentante per la pace di Castelnuovo. Tale evento è raffigurato negli affreschi del salone principale del castello.
È probabile che il Poeta fosse giunto in Lunigiana in fuga dalle lotte tra le fazioni dei guelfi neri e dei guelfi bianchi; si trattava infatti di una zona neutrale rispetto a tale scontro.
Nella sua Divina Commedia Dante formula sia un elogio del nobile casato, che una critica a Corrado Malaspina. Lo fa comparire infatti tra i “principi negligenti” del Purgatorio: potenti e governanti che, secondo il suo ferreo giudizio, durante la vita non ebbero sufficiente cura della propria anima.
Tuttavia l’alter ego letterario del poeta pronuncia queste lusinghiere parole sui Malaspina (nella finzione della Commedia il Poeta deve ancora recarsi in Lunigiana, una terra che quindi al momento non conosce):
“Oh!”, diss’io lui, “per li vostri paesi
già mai non fui; ma dove si dimora
per tutta Europa ch’ei non sien palesi?La fama che la vostra casa onora,
grida i segnori e grida la contrada,
sì che ne sa chi non vi fu ancora;e io vi giuro, s’io di sopra vada,
che vostra gente onrata non si sfregia
del pregio de la borsa e de la spada.”
Fonti: turismo.it