Le origini del Castello di Gropparello risalgono al secolo VIII e, nel corso dei secoli, fu possesso dei Fulgosi, dei Pallavicino, degli Sforza, dei Campofregoso, degli Attendolo e dei Gibelli.
Il Castello di Gropparello è immerso nella verdeggiante Val Vezzeno, arroccato su uno sperone roccioso, a picco sul torrente.
Il fossato a secco dove un tempo scorreva il torrente di Verzeno garantiva una difesa naturale per questo maniero dell’Emilia Romagna, che sorge a meno di trenta chilometri da Piacenza.
Il castello di Gropparello ha tutti i crismi di una fortezza medievale: dalla caditoia sul mastio da cui veniva gettata la pece bollente, alle feritoie attraverso cui gli arcieri scagliavano i loro dardi, alle prigioni sotterranee e al pozzo del taglio dove venivano gettati i nemici.
A pianta irregolare, il castello è un magnifico esempio dell’arte della fortificazione. Il Castello di Gropparello, intorno al 1200, fu teatro di un evento tragico. Pietrone da Cagnano fece murare viva in una cella sotterranea la moglie Rosania Fulgosio (appartenente alla ricca famiglia guelfa proprietaria del maniero), tutto ciò perché riteneva fosse l’amante di Lancillotto Anguissola.
Come spesso accadeva a quel tempo, il matrimonio non era stato dettato da un sentimento d’amore, bensì da ragioni economiche e politiche; tuttavia, si vociferava che Pietrone, con quelle nozze sarebbe divenuto il legittimo proprietario del castello e delle terre circostanti.
Rosania Fulgosio era nota per la sua straordinaria bellezza e per la sua grande bontà d’animo, ma nel giorno delle sue nozze appariva inspiegabilmente triste e malinconica nonostante la gentilezza del marito e i festeggiamenti in pompa magna.
Rosania Fulgosio non ricambiava i sentimenti di Pietrone da Cagnano: si dice infatti che a spingerla a quel matrimonio fosse stata la madre, desiderosa che la figlia divenisse contessa da Cagnano e andasse in sposa a un uomo ricco di sostanze e di valore militare.
Dopo aver combinato il matrimonio, i genitori costrinsero Rosania a dire addio all’uomo che ella aveva amato sin da quand’era ragazza.
I genitori di Rosania ritenevano Lancillotto Anguissola un partito inadatto per la figlia per via del suo essere un mercenario al soldo del nemico, e per questo la costrinsero a rompere il fidanzamento che ella aveva segretamente contratto con lui.
Un giorno, il castello venne preso d’assedio dalle truppe del marchese Pallavicino. I pochi soldati a difendere le mura vennero presto uccisi o catturati, e i soldati nemici entrarono nel maniero.
Rosania avrebbe potuto mettersi in salvo attraverso il cumulo di pietre nel cortile del castello, che era solita scalare quand’era bambina, ma non voleva lasciare le altre donne in balia dei mercenari; perciò, decise di presentarsi al cospetto del capitano.
In alcune versioni della storia, si dice che Rosania abbia offerto il proprio corpo in cambio della salvezza delle altre persone presenti al castello; in altre, la leggenda riporta che si sia inginocchiata ai piedi del nemico a mani giunte e abbia recitato una preghiera prima d’implorare la sua pietà.
Ciò che invece è certo è che il capitano di ventura si tolse l’elmo rivelandosi Lancillotto Anguissola. L’antico amore di Rosania proclamò di non avere intenzione di fare del male a lei o agli altri presenti.
Il castello di Gropparello restò per qualche tempo occupato dalle truppe mercenarie. Durante questo periodo, Rosania e Lancillotto riscoprirono il loro affetto l’una per l’altro, e per qualche tempo la loro storia d’amore ricominciò, all’insaputa del marito della donna e di nascosto da chiunque altro.
Il tradimento di Rosania venne rivelato da Verzuvia che, avendo osservato la castellana durante il periodo d’assedio e avendo scoperto la sua storia d’amore con Lancillotto Anguissola, riferì l’accaduto a Pietrone.
Il conte, cieco di gelosia e colpito nell’onore, decise di vendicarsi: diede ordine di scavare un antro nelle segrete del castello e, in una notte di tempesta, versò un sonnifero nel vino della moglie, che presto si addormentò.
Pietrone prese Rosania in braccio e la portò nelle segrete, dove la murò viva all’interno della stanza segreta, nella quale la donna si risvegliò solo per morire.
L’omicidio della moglie spezzò in due l’anima di Pietrone: innamorato di Rosania, non riusciva a perdonarsi di averla uccisa. Sfogò la propria ira contro Verzuvia, accusandola di essere la causa della morte della donna che amava, e la pugnalò, gettando il suo corpo nelle forre del torrente di Verzeno, dove venne ritrovato poco dopo.
Pietrone, forse temendo una vendetta o forse roso dal senso di colpa, perse completamente il senno: indossò l’armatura, montò a cavallo e imbracciando la spada si gettò nell’orrido su cui si affaccia il castello, trovando la morte sulle rocce del burrone.
Le testimonianze delle apparizioni
Alcuni testimoni, sia gente del luogo che turisti, affermano che nelle notti ventose si odono delle urla femminili provenire dalla torre del castello. Queste urla, a detta di chi le ha potute sentire, sono strazianti. Inoltre, infondono sia un senso di pena che di pura angoscia.
Altri affermano di aver avuto un contatto “diretto” con una figura femminile che si aggira per il maniero, triste e sconsolata. Questa si sofferma in special modo nella sala d’armi. In ogni caso c’è chi è pronto a giurare che in generale tutto il castello sia interessato da fenomeni quantomeno “strani”.
Un gruppo di ospiti che ha pernottato al castello nella Torre del Barbagianni ha testimoniato di essere stato svegliato nella notte dal rumore di un pianto sommesso, e di aver visto nel cortile la Dama Bianca (Rosania Fulgosio) che singhiozzava mentre recitava una preghiera, poco prima che scomparisse.
Fonti: mitiemisteri