LA TOMBA DELLA SIRENA PARTENOPE

Queste parole misteriose sono incise su una lapide di marmo che si trova all’interno della Basilica di San Giovanni Maggiore. Questa lapide è attribuita al vero sepolcro della sirena Partenope, una figura mitologica leggendaria. Da millenni, questa lapide attira centinaia di studiosi, seguaci e letterati affascinati dal culto di questa creatura mitologica e dal suo passato leggendario, che include uomini, divinità ed eventi misteriosi.

La prima domanda che viene spontanea riguardo alla fondazione di Napoli è: dove si trova la tomba della sirena Partenope, da cui la città prende il nome? Molti si sono posti questa domanda.

Sebbene sia una leggenda, ci deve essere un fondo di verità dietro tutto ciò, altrimenti non si spiegherebbe il legame millenario che la città ha con la sirena, dedicandole persino una lapide e un sepolcro all’interno di un luogo di culto, e venerandola come una santa protettrice.

Perché si trova qui? Stiamo realmente di fronte alle spoglie di una sirena mitologica? Se così fosse, Napoli sarebbe al centro di una grande rivelazione.

Per secoli, molti seguaci e studiosi hanno dibattuto sul luogo di sepoltura di Partenope, ma indizi vaghi che risalgono a oltre due millenni indicano un luogo ipotetico: una certa montagna. Si è sempre creduto che questa montagna fosse in realtà l’altura di Caponapoli (a Sant’Aniello a Caponapoli) e che le spoglie mortali della sirena, trovate sull’isolotto di Megaride (attuale Castel dell’Ovo), fossero state trasportate sulla montagna, come riportano le fonti storiche.

Altre ipotesi suggeriscono il Vesuvio o altre zone del centro di Napoli come luoghi di sepoltura. Tra questi, si menzionano l’area dell’Università Federico II, la zona del Sedile di Porto, la fontana di Spinacorona e l’antico porto, dove sono stati scoperti reperti delle imbarcazioni romane e i resti del primo porto di Napoli, a pochi passi dai lavori di costruzione della metropolitana di Piazza Municipio.

Tornando alla domanda: dove si trova la tomba della sirena Partenope?

Altre ipotesi suggeriscono nuovi siti nel centro storico di Napoli, seguendo simboli e segni legati alla creatura marina, come ad esempio l’obelisco in Piazza San Domenico. Santi e sirene?!

Il mito di Partenope

Facciamo un salto indietro nel tempo di oltre tremila anni, precisamente nel IV secolo a.C. In quel periodo, incontriamo i Cumani, un antico popolo di origine greca che ha dato inizio alla fondazione della città di Napoli. Secondo alcuni testi storici, durante gli scavi per la costruzione, i Cumani si imbatterono in una tomba dall’aspetto regale che inizialmente li spaventò. Sull’iscrizione della tomba si poteva leggere: “Qui Partenope vergine sicula morta giace”.

Temendo la possibile vendetta degli dei, decisero di onorare la nuova città con il nome della creatura: Partenope, che significa letteralmente “vergine”. La tomba fu collocata sulla collina, come riportato sia da Sannazaro che da Pontano, nonché da Carlo Celano nel suo volume “Notitie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli per i signori forastieri date dal canonico Carlo Celano napoletano, divise in dieci giornate”, e da Bartolomeo Capasso nel XIX secolo.

Un’altra leggenda narra che sia stato il dio Apollo in persona a consigliare ai Cumani di cercare la tomba di Partenope e di fondare una nuova città in suo nome, a causa di una terribile pestilenza che minacciava Cuma e decimava la popolazione.

I Cumani, indecisi se abbandonare il loro luogo d’origine, decisero di seguire il buon consiglio di Apollo. Alcuni di loro si misero in cerca del famoso sepolcro di Partenope di cui parlava la leggenda e si ritrovarono in una splendida baia.

Partenope veniva descritta come una bellissima fanciulla (non una sirena), figlia del re di Sicilia (il cui nome potrebbe essere collegato all’iscrizione sulla lapide “Qui Partenope vergine sicula morta giace”), che si ammalò misteriosamente durante un viaggio con la sua potente flotta e non poté essere curata. Giunta a Baia, nell’area flegrea, le fu dedicato un tempio e fu sepolta lì.

I Cumani, vedendo il segno di Apollo, iniziarono a stabilirsi e a costruire la nuova città chiamandola Partenope, con la promessa che avrebbe avuto una storia millenaria senza eguali.

Non lontano da Partenope, fu fondata un’altra città chiamata Neapolis (nella zona di Sant’Eframo), grazie all’opera di un giovane di nome Tiberio Iulio Tarso, che costruì un nuovo tempio in onore di Apollo. Questa città crebbe tanto da estendere i suoi confini su tutto il territorio circostante, incluso Partenope-Palepolis (la città vecchia).

La leggenda di Partenope è menzionata nel XII canto dell’Odissea di Omero, in cui l’eroe Ulisse, per evitare il seducente canto delle Sirene nel Mediterraneo, escogitò un trucco per proteggersi le orecchie. La versione romanzata della leggenda racconta che la giovane Partenope morì di dolore per l’amore non corrisposto verso l’eroe, sulla spiaggia dell’isolotto di Megaride.

Una tomba semplicemente introvabile

È sempre stato creduto che la tomba di Partenope fosse effettivamente situata sotto la Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli. Durante la Seconda Guerra Mondiale, a causa dei bombardamenti, il pavimento della navata centrale crollò rivelando mura greche del IV secolo e mura romane del II secolo. Questo ha portato a presumere che la tomba della famosa sirena si trovasse lì.

Tuttavia, durante gli scavi successivi, non è stato trovato alcun grande sepolcro, solo delle cinte murarie. Anche i Nazisti erano sulle tracce della tomba, ma non hanno ottenuto altro che una delusione.

Le fonti più autorevoli sulla tomba della sirena Partenope si concentrano attualmente sulla lapide situata in San Giovanni Maggiore, di cui si hanno riferimenti a partire dal XVII secolo. Originariamente, la lapide recava una croce dorata, che nel corso dei secoli è andata perduta o è stata trafugata. L’iscrizione menziona il suo sepolcro. A seguito di un forte interesse per la tomba di Partenope nel XVII secolo, la chiesa si è trovata costretta ad aggiungere una seconda lapide che spiegasse il suo significato. L’iscrizione recita:

“Omnigenum Rex Aitor Scs Ian Partenopem tege fauste”, che può essere tradotto come “Sole che passi nel segno del mese di gennaio, generatore di tutti i beni, proteggi felicemente Partenope“, oppure come “Creatore di tutte le cose, Altissimo, proteggi felicemente Partenope”.

Ma perché gennaio? Anticamente, questo era il mese in cui la costellazione della Vergine (da cui Partenope) raggiungeva il massimo della visibilità dalla terra e coincideva con il periodo di ascesa del Sole.

Un’altra interpretazione dell’iscrizione collega il nome di San Giovanni Battista (Ian) a Partenope, poiché rappresenta il santo protettore della verginità. Va ricordato che Partenope significa “Vergine” e che San Giovanni rappresenta il simbolo dell’eremitaggio e della castità. Inoltre, l’elemento che collega i due personaggi è l’acqua, famosa per le sue proprietà purificatrici e utilizzata fin dall’antichità nei rituali propiziatori (basti pensare al rituale di San Giovanni).

Al contrario, alcuni sostengono che la parola “Ian” sia da collegare a San Gennaro (Ianuario), il primo patrono della città, che succedette a Virgilio Mago e al culto di Partenope. Questo apre la strada a speculazioni esoteriche. Altri richiami collegano Partenope alla statua scultorea di Donna Marianna ‘a capa è Napule e a Santa Patrizia, compatrona di Napoli.

Secondo il mito, si racconta che la tomba della sirena Partenope dovesse essere situata su una collina che si affacciava sul mare, in un punto non lontano dalla spiaggia, ma nemmeno

la cima più alta della collina, insomma, in un luogo centrale che le permettesse di osservare il mare per l’eternità. Secondo le ricostruzioni storiche, questo luogo centrale corrisponde all’attuale Chiesa di San Giovanni Maggiore, dove tuttora si trova la lapide.

Quindi, è qui che è sepolta la sirena Partenope da secoli? Le sue spoglie riposano qui? Al momento, questa è l’ipotesi più accreditata, ma la Chiesa di San Giovanni Maggiore nasconde nel suo sottosuolo inesplorato molteplici segreti sulla millenaria storia di Napoli, tutti da scoprire.

Curiosità: Un’altra ricostruzione fantasiosa ipotizza che la tomba della sirena Partenope possa essere celata sotto il Teatro San Carlo, il tempio del bel canto. Questa teoria è suggerita dalla statua posta sulla sommità della facciata che raffigura Partenope come una donna tra due sirene, mentre incorona i geni della Commedia e della Tragedia dell’Arte. Altre allegorie interne collegano la sirena come creatura mitologica, musa del canto e della sensualità. Sono supposizioni davvero suggestive…

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