C’era una volta un grande lago che bagnava Milano, era un grosso lago, chiamato Gerundo e si diceva che ospitasse anche un terribile mostro, il drago Tarantasio. Il bacino si trovava nel cuore della regione lombarda, in una zona che va da Cassano d’Adda fino a Cremona e un tempo arrivava a coprire le province di Milano, Bergamo, Cremona, Lodi e Mantova.
La particolarità di questo drago è che esso è stato utilizzato come simbolo dell’ENI per la creazione dell’iconico cane a sei zampe che da mezzo secolo rappresenta l’Agip nel mondo. Non è infatti un caso se il primo stabilimento di metano dell’importante gruppo petrolifero italiano è stato aperto proprio nelle zone anticamente bagnate dal Lago Gerundo nel 1944, più precisamente nel comune lodigiano di Cavenago d’Adda.
Il presunto alito pestilenziale del drago, che avrebbe ammorbato l’aria intorno al bacino d’acqua, è stato inoltre utilizzato dai dirigenti dell’ENI come spunto per creare una vera e propria fiamma dalla bocca del cane a sei zampe. Lungo i territori che in passato erano toccati dal bacino acquatico lombardo gli ingegneri della ditta petrolifera hanno scoperto già nei primi anni Cinquanta importanti giacimenti petroliferi, contenenti soprattutto gas naturali.
Il terreno alluvionale, ricco di sostanze organiche e di reperti fossili sedimentati nel corso del tempo in questa zona acquitrinosa, era dunque il regno del gas metano ed è per questo motivo che Tarantasio è potuto diventare la mascotte dell’ENI.
Ci sono diverse prove dell’esistenza di questo grande lago. Ad esempio ci sono nella zona resti di palafitte e anche uno scheletro di una specie di balenottero nelle campagne tra Milano, Pavia e Cremona. Questi resti si possono trovare, ad esempio, nella chiesa di San Cristoforo, nel lodigiano, e nella chiesa di San Bassiano, a Pizzighettone.
Così come sono state ritrovate, nella stessa area, 11 piroghe, datate tra il 400 ed il 750 dopo Cristo.
Anche la toponomastica deriva ancora dal vecchio lago, come indicano i paesi Gera d’Adda, Gerola, Girola o la cascina Taranta.
La prova definitiva è quella dei geologi che indicano con certezza l’esistenza, appena fuori di Milano, di un lago preistorico, paludoso, malsano, ricco di ghiaia, il cui sottosuolo emanava metano e idrogeno solforato. Un luogo che doveva essere infernale anche se Gerundo deriva probabilmente da géra, la “ghiaia” (oppure gérola), letteralmente “sasso”.
Sul lago Gerundo è difficile capire dove passi il confine tra storia e leggenda.
Questo vale per Tarantasio, il drago-dinosauro che divorava uomini e bambini, questo gigantesco e velenoso animale era un vero e proprio flagello per gli abitanti del posto, si dice che con il suo alito pestilenziale avrebbe reso l’aria intorno al lago irrespirabile, si narra sia sepolto sotto l’isolotto Achilli di fronte al Ponte Napoleone Bonaparte di Lodi.
Una volta toccò al figlio del fondatore della dinastia dei Visconti il quale con un colpo di spada strappò dalle fauci del mostro il suo erede, uccidendo la grossa bestia. Per eliminare ogni rischio, Visconti fece prosciugare il lago di Gerundo e bonificare la palude. Lasciando a memoria dell’impresa, un’immagine scolpita sulla pietra, secondo altri l’uccisione del drago e la bonifica furono opera di san Cristoforo o di Federico Barbarossa.
Nasceva così il Biscione, il simbolo di Milano.
Isola Fulcheria
La leggenda riguardante il lago lombardo non si arresta però solo al drago che ne avrebbe popolato le acque, dal momento che secondo il folklore al centro del Gerundo si sarebbe trovata un’isola chiamata Insula Fulcheria. Fu proprio su questo lembo di terra tra il fiume Serio e il fiume Adda, instabile come solo le acque alluvionali di questo bacino acquatico erano nei periodi di piena fluviale, che fu poi edificato durante il VI secolo il nucleo urbano di Crema.
Fonti: milanocittàstato