IL MISTERO DELL’ISOLA DELLE BAMBOLE

Un proverbio anonimo dice “Il mondo è più luminoso dietro un sorriso”, ma ci sono posti al mondo che, anche se pieni di sorrisi, non potranno mai essere luminosi. Uno di questi è “L’Isola delle Bambole”.

 

Le bambole sono oggetti che da sempre accompagnano i giochi delle bambine di ogni epoca: possono essere di pezza, di stracci o di porcellana, ma oggi sono in vendita anche le più tecnologiche bambole elettroniche che si muovono e parlano.

Una rappresentazione di una bimba in miniatura, con il suo visetto dolce, le manine protese a cercare un abbraccio e l’espressione sempre amichevole non dovrebbe farci paura… o forse sì?

Non molto lontano da Città del Messico, in una zona lagunare dalla tipica bellezza incontaminata e selvaggia, ricca di flora e di fauna, esiste un’isola che potrebbe farci cambiare idea. Centinaia di bambole appese agli alberi quasi come impiccate aspettano chi si avventura in queste zone, ricreando la scena di quella che sembra una vera e propria esecuzione di massa.

Le bambole, infatti, non sono nemmeno tutte integre: a qualcuna mancano gli arti, sparpagliati dappertutto, oppure è stata separata la testa dal torso, dall’occhio assente di un’altra esce un verme, altre invece sono ricoperte dalla muffa.

 

Dove si trova l’isola delle bambole impiccate ?

isola delle bambole impiccate

L’isola delle bambole si trova su quello che una volta era chiamato lago Xochimilco, a circa 28 km a sud di Città del Messico, ed è ciò che localmente è noto come “chinampas“, ovvero isole artificiali.
Esse sono state costruite durante il periodo pre-ispanico in zone dove l’acqua del lago era poco profonda, per aumentare la produzione agricola.

Conosciute un tempo come “giardini galleggianti” per quanto erano rigogliose, queste isole sono ad oggi cadute in rovina ed abbandonate.

 

Le origini dell’isola: la missione di Julian Santana Barrera

Julian Santana BarreraChi ha collocato tutte queste bambole per tutta l’isola e, soprattutto, perché l’ha fatto?
Questo insolito museo dell’orrore è opera di Don Julian Santana Barrera, un contadino che, che sul finire degli anni ’50, abbandonò moglie e figlia per ritirarsi a vivere da eremita sull’isola. Il motivo? Adempiere ad una missione.

Sembra infatti che le bambole custodiscano lo spirito di una bambina morta proprio presso la laguna che circonda l’isola stessa: l’uomo vide che la bimba stava per affogare e, nonostante i suoi tentativi, non riuscì a salvarla. In realtà si pensa che questa bambina non sia mai esistita e che sia tutto frutto della mente malata dell’uomo, la cui pazzia lo spinse successivamente ad isolarsi e a creare questo luogo.

Che la bambina sia esistita veramente o meno, la realtà tende sempre a cedere il passo alla leggenda: alcuni giorno dopo la presunta tragedia, Santana recuperò dalle acque della laguna proprio una bambola e pensò appartenesse alla defunta, quindi la legò ad un albero come forma di rispetto. La solitudine e la paranoia dell’uomo crebbero a dismisura, tanto che egli si sentiva perseguitato da quella presenza, convinto che lo spirito della bimba aleggiasse proprio nella bambola.

Iniziò la sua collezione, o meglio, la sua ossessione: bambole di ogni misura e fattura, deformi e mutilate, recuperate dalla spazzatura o dragate dal canale, furono legate così com’erano, senza essere aggiustate o pulite. Le dicerie arrivarono persino ad affermare che l’uomo coltivasse i suoi prodotti per nutrirle, ma un giorno avvenne un fatto che contribuì ulteriormente a rafforzare la fama maledetta di questo luogo.

 

 

Le circostanze sospette della morte di Don Julian

 

La mattina del 17 aprile 2001 Santana si recò a pesca con il nipote Anastasio Santana Velasco, che riferì come quel giorno lo zio si sentisse chiamato da una presenza maligna che voleva portarlo con sé.

Il giovane non diede peso alle sensazioni raccontate dallo zio e si recò a sbrigare le sue faccende quotidiane ma, quando tornò, trovò il suo corpo senza vita, annegato esattamente nello stesso punto in cui anche la bimba sarebbe morta.

 

Il decesso dell’uomo, questa volta verificato, ha trasformato quello che era ritenuto il luogo di ritiro di un pazzo in una macabra attrazione turistica, tanto che i visitatori stessi iniziarono a portare altre bambole sull’isola.

 

 

E’ possibile visitare l’isola? Ecco come arrivare

bambola

Oggi, i visitatori che vi si recano in pellegrinaggio alla Isla non sono solo curiosi ed esploratori, ma anche persone che lasciano offerte e chiedono benedizioni e miracoli allo spirito della bambina, diventata una sorta di divinità da invocare in caso di bisogno.

 

Pare che anche il famoso regista Tim Burton abbia voluto visitare questo luogo misterioso quando, nel 2012, si trovava in Messico per la promozione del suo film di animazione “Frankenweenie“.

La sua gita è durata diverse ore e, fonti a lui vicine, sostengono che il regista in realtà abbia trovato il luogo molto meno pauroso di come si aspettava.

 

Se anche voi state pensando di intraprendere una visita all’isola dovreste sapere che non è particolarmente facile raggiungerla. La scelta migliore è quella di affittare un auto o prendere un taxi in direzione di Cuemanco nella zona della riserva di Xochilmico. Successivamente è necessario prendere un traghetto da Embarcadero Cuemanco o da Embarcadero Fernando Celada.

Se si prende un trajinera (tipica imbarcazione locale) il viaggio non dovrebbe durare più di due ore, in base ovviamente al punto di partenza.

Le grandi barche di solito non comprendono nel proprio itinerario una sosta all’isola, per questo sarà necessario chiedere specificamente al conducente di fermarsi lì.

Di solito il prezzo di una gita in barca è calcolato in base ad una tariffa oraria ed ammonta a circa 200 pesos o 15,5 dollari.

 

Fonti: travel365

Vanillamagazine

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.